giovedì 15 dicembre 2011

BUON NATALE

“Amore mio”, che grande desiderio di pronunciare a proposito queste due piccole paroline, che voglia di abbracciare, e di essere abbracciata, in tale misera locuzione.

Io, grande donna, comandante di vele attraverso gli oceani, vincitrice di cause definite perse, anima dalle mille risorse, fenice dai molti risvegli.

Eppure quel piccolo vuoto, il non avere nessuno a cui, con serenità e confidenza, poter rivolgere tali parole, rompe dentro di me ogni forza e certezza.

Abile nel dissimulare, sto ben attenta a che nessuno, possa scorgere il mio cuore.

Il vento soffia forte, ho freddo, le mani sul timone gelido e so che non si calmerà. Aspetto, anzi, che rinforzi, mi nutro delle piccole cose che tra poco non potrò più avere, una sigaretta, un caffè: tra un po’ il mare si prenderà ogni cosa.

Poi tutto,tranne il vento, rallenta. Il mondo intorno a me grida ed io assisto dal silenzio.

Quando infine approdo, ecco, è lì che vorrei avere un volto, una voce gentile a cui dire: “amore mio”.

Poi arriva la rabbia, la voglia incontenibile di menare le mani, di usare la violenza quando le parole rimbalzano, l’educazione soffre di solitudine; la millanteria ha distrutto gli argini.

Gli occhi diventano fessure che esplodono in lampi, le mani si contraggono, le nocche bianche; crescono le unghie!

Essere gentile, ragionevole, logica e paziente divengono ferite, l’anima trabocca e non nella sua parte migliore. Ferire con le mani, perché le mie parole sanno solo amare o uccidere.

Ho le vertigini, il mondo intorno a me si spacca e sento male, troppo male.

Vorrei dare dieci minuti di questo a tutti i superficiali, immaturi, falsi e bugiardi, arroganti, misantropi, egocentrici cattivi, menefreghisti e quant’altro, a tutti coloro che non conoscono il significato di compassione, comprensione ed empatia; augurandomi che usino tale esperienza per migliorarsi e capire.

Ma soprattutto vorrei non sentire così male.

I molti errori che sicuramente ho fatto non credo meritino una punizione così dura, non credo nell’espiazione attraverso la sofferenza, credo invece che si debba imparare dai propri sbagli ad essere migliori, ma questo non mi consola quando ho fame e freddo, quando ho voglia di piangere non per qualcosa, ma per tutto.

Per questo amo gli oceani e le tempeste, loro non mentono, e solo attraverso le tue risorse interiori, la tua forza, la capacità di rialzarti quando cadi, puoi affrontarli e combattere una lotta che vinci solo insieme al tuo nemico.

Questo scrivere che vuole essere balsamo dei molti dolori, che nell’arte della composizione si compiace ed acquieta, queste mie parole, sono quello che resta. Avanzo di rabbia e d’amore che si fa poesia, riciclaggio di brutti pensieri in forma d’arte; sublimazione nell’opposto positivo.

Quando ripenso a tutto quanto ho guadagnato e perso, sia pur stato per amore, dolo o truffa, per merito o demerito, per diritto o per dovere; quando ripenso a tutto ciò, vedo una vita intera.

Pensate forse che al mare piaccia frangersi in poderose onde, che al vento piaccia gridare? O forse invece preferiscano le calme e quiete brezze che scrivono sull’acqua dolci parole?

Così anch’io, come il vento e il mare amo scrivere.

L’atto grafico diviene rivelazione e catarsi, ma mai calma piatta!

Dopo essere diventati saggi ci si può forse trasformare in furbi? A me è stato insegnato che quest’ultimi sono meschini e poco intelligenti, ma purtroppo devo osservare che questa società, questa democrazia, questo falso populismo, buonismo, sono solo ipocrisia. Mentendo e bluffando i furbi hanno dato scacco matto alla saggezza, hanno discreditato l’esperienza a favore del consumo. Hanno illuso i poveri di spirito che un iPod valga una biblioteca, che viaggiare sia passare una settimana in un villaggio in Egitto piuttosto che alle Maldive, che con una bella macchina si possa conquistare una bella moglie, che una bella moglie sia anche intelligente e onesta, così come un marito ricco!

Quindi mi si potrebbe chiedere: “a cosa serve essere saggi”?

Ad essere emarginati come poco furbi, quindi inadeguati, “vintage”, intellettuali che ormai è un dispregiativo, noiosi e inutili?

Controcorrente come sempre stupirò, dicendo che la saggezza dei pochi serve al futuro dei molti giovani che ancora non avete irretito con le vostre lusinghe tecnologiche ed economiche, che ancora non conoscono il valore del denaro ma solo quello di un abbraccio.

E allora, mi dico, tutto il mio egoistico dolore, la mia personale mancanza d’amore, di fronte a tutto ciò, è solo una goccia nel mare.

Di quel mare, bambini miei, dove vi porterò a giocare; dove imparerete che la natura non scende a compromessi, non si vende per un telefono di nuova generazione, non vi ipnotizza, come i Pokkemon, per rubarvi i vostri sogni!

Quel mare che vi insegnerà il valore del rispetto, della fatica, della vita umana, dell’amicizia, dell’aiutarsi l’un l’altro, dell’affrontare le vostre paure, del coraggio che ai piccoli serve per diventare grandi.

Questo il mio regalo di Natale: la saggezza del mare.

Voglio esagerare, e donare tutto questo anche a chi vuole sperimentare i limiti della mia pazienza, anche a chi, cresciuto troppo e cresciuto male, non ha rispetto per chi dona tutto ciò che ha e si accontenta anche di un pezzo di pane, ma che anche in mancanza di questo non può fare a meno di regalarvi la sua poesia.

BUON NATALE

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